Counselling a mediazione artistica

Utilizzare la creatività quale strumento autorigenerativo proprio di ogni individuo

Il counselling a mediazione artistica, o Art counselling, è utile nella relazione di aiuto quando viviamo un disagio. Utilizza la creatività quale strumento autorigenerativo insito in ogni individuo. Si tratta di un percorso autoesplorativo dove si lavora con l’espressività grafico/pittorica e plastica, a mediazione corporea, con la scrittura creativa, la danza, il teatro, la musica, la fotografia, la poesia, ecc… È un approccio particolarmente indicato per le mediazioni multiculturali, dove non sempre è possibile comunicare a livello verbale. In pratica serve per: individuare e utilizzare le risorse personali; co-creare insieme gli obiettivi; sperimentare nuove esperienze; agire nuovi schemi di comportamento.

 

A chi si rivolge?

Alla persona sana che viene accompagnata in un percorso artistico e verbale di autocoscienza e crescita personale attraverso un ascolto attivo volto all’orientamento e sostegno della consapevolezza e del cambiamento, per favorire la piena realizzazione personale.

 

Quanto dura il percorso?

A seconda delle iscrizioni, il percorso è strutturato quindicinalmente e ha una durata di sei mesi.

 

Quali strumenti sono utilizzati?

Macchine fotografiche, colori, pennelli, creta, poesie, musiche, immagini cinematografiche, video, tecniche di rilassamento e meditazione, collage e tecniche teatrali.

 

Cos’è il counselling a mediazione teatrale?

Il counselling a mediazione teatrale è un’attività di competenza relazionale che utilizza le modalità espressive dell’arte e della creatività teatrale come efficace strumento auto-rigenerativo. L’occasione è il gioco simbolico del teatro (anche teatro danza, movimento libero, improvvisazioni, canto, ecc…) da vivere seguendo un percorso segnato dalle singolarità delle persone in un gruppo.

 

Perché l’arte e perché il teatro?

Fin dai tempi più antichi l’arte è stata utilizzata come strumento “catartico”, come elemento curativo e di protezione dal male. Lo psichiatra Carl Jung spingeva i pazienti a disegnare le loro immagini oniriche: «Dipingere ciò che vediamo davanti a noi è un’arte diversa dal dipingere ciò che vediamo dentro». Il setting di arte-terapia si configura come un luogo in cui le esperienze primarie, difficili da esprimere in forma verbale, emergono attraverso il mezzo artistico. Le immagini sono importanti perché attraverso il “fare arte” i clienti sono invitati a riformulare quello che sentono, a prendere consapevolezza sul come rispondono ad un evento o ad esperienze, producendo su di esso cambiamenti emotivi e comportamentali. Fare arte comporta, per il cliente, il provare attivamente, sperimentare, o riprovare un cambiamento desiderato attraverso un disegno, dipinto, una poesia o un collage; ossia, comporta il produrre un oggetto che può essere fisicamente alterato, modificato, conservato, utilizzato. All’interno di un gruppo di counselling che sostiene e facilita, il teatro, dà la possibilità di drammatizzare i propri vissuti, e diventa l’occasione per fare esperienza di parti di sé con cui sarebbe difficile entrare in contatto. La qualità di questa esperienza solitamente è tale da permettere una presa di consapevolezza dei propri modi stereotipati di agire nel mondo, permette di far emergere le parti interne, poco ascoltate, che acquistano nuovamente voce generando quel movimento interno che libera dalle rigidità comportamentali e che favorisce il sano fluire delle esperienze. Attraverso l’attività teatrale la persona può proiettare nel dramma in atto sulla scena, le proprie emozioni e all’interno di un contesto protetto di finzione e di gioco, può osservarle ed elaborarle. In questo senso i vissuti emotivi sono reali ma si esplicano in una realtà simbolica, realtà che quindi viene ricreata e manipolata, e che si confronta con i confini e le stereotipie del comportamento.

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